Fini

Isola d'Elba , una culla per le specie perdute

Un progetto per eradicare cinghiali e mufloni e reintrodurre il cinghiale maremmano

Chronologie

info

La classe III A scientifico dell'I.S.I.S. Foresi di Portoferraio, a seguito della presentazione del progetto Opin, utile ad insegnare come operare per la realizzazione di progetti in ambito pubblico, si è interessata al tema della tutela della nostra isola e delle specie che la popolano.

La classe si è divisa in gruppi in modo da toccare più criticità che riteniamo presenti sul territorio. Il nostro gruppo si è dedicato al tema più difficile e conosciuto dell’Elba: l’invasione di ungulati molto distruttivi come cinghiali ungheresi e mufloni.

Arrivati sull’Isola per motivi differenti (infatti mentre i cinghiali sono stati importati a scopo venatorio dopo l’estinzione del più piccolo cinghiale maremmano, i mufloni sono stati portati come simbolo del parco  durante gli anni ’70) hanno causato ingenti danni all’ambiente a ai cittadini rendendo necessari degli interventi drastici. Il cinghiale ungherese che si trova all’Elba è un incrocio tra il cinghiale selvatico vero e proprio con maiali domestici. E' un  animale dall’alta percentuale riproduttiva, circa 12 cuccioli per scrofa; e questo, oltre alla sua imponente stazza di oltre 150 chili, lo ha portato ad avere la fama di “Attila”, in quanto dove passa non lascia nulla. Al contrario il muflone è una specie meno fertile ma comunque dannosa, grazie alla sua agilità riesce infatti a superare qualsiasi ostacolo che lo separa dalle colture di cui si nutre rovinando interi raccolti.

Ovviamente i problemi non si sono manifestati subito ma sono aumentati col passare degli anni con un boom durante gli anni di “protezionismo” da parte del parco appena inaugurato che ne aveva vietato la caccia. Questo ha rotto del tutto il delicato equilibrio che veniva retto con fatica dalle attività di caccia ed ha portato a una situazione disastrosa. Il parco è già intervenuto a riguardo utilizzando la caccia selettiva, gabbie e senocontrollori ma i risultati non sono stati quelli sperati per questo il progetto di mantenimento si è trasformato in una completa eradicazione dei due grossi mammiferi.

Analizzando i dati resi disponibili dal parco abbiamo dedotto come la maggior parte delle catture avvengano con le gabbie mentre l’attività di caccia ha  una minima percentuale di capi abbattuti, per questo le nostre prime idee si sono dirette verso un maggior coinvolgimento dei cacciatori.Innanzitutto abbiamo deciso di chiedere ad un senocontrollore il motivo delle loro poche catture; quello che è emerso è stato importantissimo per il proseguo delle nostre indagini. Gli abbattimenti dei cacciatori avvengono tramite il tiro da postazione fissa con un erogatore di mais e l’utilizzo di una fototrappola per segnalare la presenza o il passaggio di animali. Il loro obiettivo principale è quello di riuscire ad abbattere i capi richiesti per mantenere attiva la loro licenza ma è difficile farlo per i costi che comporta andare la notte o la mattina presto con una jeep fino al punto sparo, sospendendo magari il lavoro, e stare ore ad aspettare un animale con alte probabilità di tornare a casa a mani vuote; per di più la carne del cinghiale o di qualsiasi animale deve essere prima certificata da un veterinario per essere venduta, cosa assai dispendiosa per una singola persona e che non permette di ricavare alcun guadagno. Un altro particolare emerso è l’impossibilità di andare a cacciare con i cani o a vista all’interno del parco, cosa che rende più basse le percentuali di uccisioni e per questo il numero di cacciatori attivi nella zona è in calo.

Un’altra criticità espostaci è quella riguardante le gabbie; esse non sono di proprietà di un parco, ma di una azienda esterna che vincendo un bando ha ottenuto il permesso di disporle e l’obbligo di “smaltire” gli animali che, come rilevato dalla nostra fonte, vengono portati in un parco nel fiorentino dove vengono liberati per alimentare una sottospecie di zona di caccia facilitata, cosa che ci ha sconvolto.

Dopodiché abbiamo intervistato la presidente di Animal per sentire anche il loro punto di vista ma, dopo aver finito le nostre domande, abbiamo capito che è impossibile trovare un punto di contatto tra parco e associazioni di animalisti, in quanto ritengono inappropriata qualsiasi forma di “violenza”  anche se necessaria a tutelare altre forme di vita animali o vegetali autoctone.

Dopo aver analizzato tutte le informazioni raccolte siamo arrivati alla conclusione che una vera e propria eradicazione del cinghiale è pressoché impossibile senza un piano ben organizzato e che veda coinvolti tutti i cittadini dell’ isola per la sua riuscita, per questo motivo bisognerebbe operare sfruttando una cooperativa gestita direttamente dal parco per lavorare la carne del cinghiale e permetterne la vendita come prodotto a km0 (apparendo come una macelleria comunitaria che opera sul territorio in modo simile ai frantoi che non sono di una singola persona, ma sono aperti a chiunque voglia produrre olio), dando così la possibilità ai cacciatori di vendere i loro capi alla cooperativa e pagarsi le spese; questo potrebbe essere accompagnato da un’intensificazione delle attività venatorie aprendo il parco a gare di caccia al cinghiale e al muflone con piccoli montepremi utili ad invogliare cacciatori esterni all’Elba e sfruttando una zona delimitata da recensioni per controllare i cinghiali catturati in gabbia che verranno poi introdotti al macello oppure venduti come animale vivo (soprattutto i cuccioli) fuori dal territorio.  

Una corretta azione potrebbe essere decisiva per la nostra intenzione primaria, quella di reintrodurre il cinghiale maremmano sul territorio per salvaguardarlo dall’estinzione dovuta agli incroci con i cugini più grandi; infatti le isole sono le uniche terre che hanno la capacità di isolare gli esseri viventi dagli eventi che avvengono sul continente e, a meno di operazioni di tipo antropico come liberazione di maiali o di altri cinghiali, la specie sarebbe protetta dagli incroci e verrebbe quindi sventata la sua scomparsa.

 

Merci d’avoir participé !

Ce projet est déjà fini. Merci à tous d’y avoir participé !

Aggiunte alla proposta

In questa fase ci servirebbero opinioni sulle varie parti del nostro progetto, aggiunte di paragrafi , correzioni.

Actuellement, les modérateurs créent le document.

L’initiateur n’a pas encore précisé les résultats attendus du projet.

Autres projets de cette organisation